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Arco Madrid 2024. I top e i flop della settimana dell’arte spagnola

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La settimana dell’arte contemporanea a Madrid si è conclusa con un’affluenza record di visitatori nei padiglioni della fiera ArcoMadrid, con code agli ingressi soprattutto nel weekend, e con un bilancio soddisfacente anche dal punto di vista commerciale. La scelta di spostare la fiera dalla fine di febbraio alla prima settimana di marzo si è rivelata dunque vincente, malgrado la coincidenza di date con Tefaf Maastricht, storica fiera dell’arte antica che, negli ultimi tempi, si sta aprendo anche al contemporaneo. “Il cambio di date è dovuto a ragioni logistiche e organizzative di Ifema, ma è destinato a restare immutato in futuro, ha spiegato la direttrice di Arco Maribel López. Partendo da Arco per poi toccare altri siti di Madrid (e non solo), abbiamo come sempre stilato il nostro “Top&Flop”: ecco cosa ci è piaciuto di più e cosa di meno della settimana dell’arte madrilena appena conclusa.

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  Top – ArcoMadrid, una fiera a vocazione latina

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Top – ArcoMadrid 2024. Premi e acquisizioni

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Top – Le mostre nelle gallerie in città

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Top – Urvanity, trasloca la fiera dell’arte emergente

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Top – A Mostoles tre proposte al femminile

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Top – Arte sonora al Palazzo di Abrantes

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Flop – ArcoMadrid 2024. La sezione dedicata ai Caraibi

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Flop – Spazi architettonici e Food Court

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Flop – JustMad compie 15 anni come alternativa ad Arco Madrid

Gli stand in Arco sono stati quest’anno in totale 205, provenienti da 36 paesi: il 30% nazionali; dal Portogallo (dove a maggio si svolge la settima edizione di ArcoLisboa) sono giunti tutti i galleristi più importanti e tantissimi collezionisti; numerose anche le gallerie tedesche e francesi, nove quelle italiane e, come sempre, significativa la rappresentanza significativa di presenze dal centro e Sudamerica. “La nostra fiera non è fra le più care del panorama europeo. Non ha però una connotazione locale e non aspira neppure a essere un evento espositivo globale”, aggiunge Maribel López. “Arco ha invece una forte vocazione latina e Madrid si conferma il luogo ideale di incontro fra l’Europa e la cultura latino-americana”. Il punto di forza di ArcoMadrid resta poi il programma Vip: 350 i collezionisti presenti e circa 200 quest’anno i professionisti del settore invitati a partecipare ai tantissimi forum, che garantiscono l’internazionalità del mercato dell’arte. In generale, tra gli stand in fiera si è notata una sensibile diminuzione di opere fotografiche e video, mentre la creatività più recente si appropria sempre più di materiali e tecniche artigianali, come il tessuto e la ceramica; aumentano le installazioni e le sculture, e la pittura tende a invadere lo spazio circostante con proposte al limite della tridimensionalità. Buono anche l’andamento del mercato, che sembra però aver avvantaggiato soprattutto i galleristi di casa.

ArcoMadrid ambiente fiera
ArcoMadrid ambiente fiera

La 43edizione di ArcoMadrid è stata generosa non solo con i premi corporativi, ma anche con le acquisizioni di istituzioni pubbliche e fondazioni private. La collezione del Museo Reina Sofía si è arricchita quest’anno di 30 opere di 22 artisti, tra cui 17 donne. Le scelte del Ministero di Cultura spagnolo hanno “beneficiato” anche due stand italiani: dalla galleria Monitor – con sede a Roma e a Lisbona – è stata acquistata l’opera Erbario (1978) di Elisa Montessori (Genova, 1931), artista dal tratto delicato e poetico, con influenze orientali; da Ida Pisani, titolare della milanese Prometeo Gallery, è stata comprata invece la fotografia El dolor de un pañuelo (1999) di Regina Galindo, artista guatemalteca che denuncia, anche  attraverso la performance, le discriminazioni e la violenza sulle donne. Tra i premi, la giovane madrilena Mónica Mays si è aggiudicata l’ormai tradizionale Premio Illy sustainArt per artisti under 40, con l’opera En la palma de sus manos, originale scultura che assembla materiali industriali e naturali, esposta nello stand della svizzera Blu Velvet (sezione Opening). Per la prima volta ad ArcoMadrid (e per la prima volta in una fiera all’estero), invece, la Fondazione torinese per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT ha lanciato un premio-acquisizione del valore di 36mila euro.  Un piccolo dipinto del colombiano Tomás Saraceno (acquistato nello stand di Pinksummer Gallery di Genova) e 15 disegni dell’artista messicano Abraham González Pacheco (galleria Campeche) andranno ad arricchire quest’anno le collezioni della Gam di Torino; nel 2025, l’opera, o le opere vincitrici del premio saranno destinate invece al Castello di Rivoli.

ArcoMADRID24 PREMIO-ACQUISIZIONE CRT
ArcoMADRID24 PREMIO-ACQUISIZIONE CRT

Particolarmente interessanti le mostre allestite dalle gallerie in città. Molte le personali di artisti internazionali di rilievo: il cubano Carlos Garaicoa espone da Elba Benitez, insieme all’installazione Toda utopia passa por la barriga,  la recente serie di sculture/pitture geometriche e multicolori; Elvira González presenta un dialogo sensazionale tra delicate opere in tessuto e in ceramica create dal californiano Pae White; La Cometa mostra parte del toccante progetto fotografico sulle mine antiuomo di Miguel Ángel Riojas  (rappresentante della Colombia alla Biennale di Venezia); e da Travesía Cuatro è possibile riscoprire il percorso artistico e intellettuale di Jorge Eielson (1924-2006), artista peruviano che ha vissuto e lavorato a lungo in Italia. Nella nuova sede madrilena del portoghese Pedro Cera dialogano le pitture e i disegni di Adam Pendleton con le potenti sculture materiche di Arlene Schechet. Juana de Aizpuru – storica gallerista spagnola, che da qualche mese ha concluso la sua lunghissima attività e che per la prima volta non partecipa ad Arco (la fiera da lei creata nel 1982) – presenta nell’appartamento di calle Barquillo il meglio della sua scuderia di artisti. Fra tutti, però, il progetto espositivo più entusiasmante e realmente imperdibile è Museum, allestimento firmato dal portoghese Pedro Cabrita Reis e pensato site specific per gli ampi spazi della galleria Albarrán Bourdais. Cabrita Reis non smette mai di stupire per la varietà e la forza espressiva della sua proposta artistica.

Museum, di Pedro Cabrita Reis. Galería Albarrán Bourdais, Madrid
Museum, di Pedro Cabrita Reis. Galería Albarrán Bourdais, Madrid

Fra le tante fiere satellite in città, quella che ha saputo maggiormente rinnovarsi è senza dubbio Urvanity. Giunta all’ottava edizione, la rassegna dedicata all’arte emergente, più trasgressiva, pop e urbana, ha lasciato la sede del Coam (Collegio degli architetti) per approdare sotto una tensostruttura nel patio di Matadero, centro d’arte sperimentale nell’ex macello di Madrid. La quarantina di gallerie presenti, spagnole e internazionali (tra le quali la giovanissima A Pick Gallery di Torino e le più consolidate Antonio Colombo Arte Contemporanea e Wizart Gallery di Milano) hanno beneficiato infatti dei nuovi, ampi e luminosi spazi a Matadero. Più convincenti anche le scelte artistiche di Sergio Sancho, fondatore della fiera, con un ventaglio di proposte d’arte giovane e per giovani, che punta senz’altro a stupire o provocare con forme e colori, luci e materiali, ma spesso diverte e qualche volta stimola anche alla riflessione. Tantissime le opere tridimensionali, molta ceramica dipinta, ma anche tanta pittura iperrealista o pop, disegno e collage. Un’estetica che piace al pubblico e ai collezionisti, e lo dimostrano le tante acquisizioni della Fondazione privata di Maria Cristina Masaveu.

@URVANITY MªSantos
@URVANITY MªSantos

Non è facile raggiungere il Centro d’Arte Dos de Mayo, a Móstoles, città satellite di Madrid a circa 20 chilometri in direzione ovest, verso l’Estremadura. Eppure, vale la sempre la pena una visita al Ca2m, spazio gestito dalla Comunidad de Madrid, non solo per le mostre ma anche per le attività didattiche e ricreative (gratuite) che offre, in un contesto periferico non solo per la cultura. Diretto fino a qualche mese fa da Manuel Segade – oggi a capo del Reina Sofía – il Ca2m è stato inaugurato nel 2008 e da allora è l’unico museo pubblico a Madrid che si dedica esclusivamente a promuovere la creatività del presente. Spazi e mezzi non sembrano mancare a questa istituzione: lo dimostrano le tre mostre personali che ospita in questi mesi (fino all’estate), di altrettante artiste appartenenti a generazioni diverse, ma caratterizzate da un comune forte spirito installativo. Pajaro sueño de máquina è un progetto con sculture monumentali di Teresa Solar Abboud (Madrid, 1985) che precede la mostra nel Macba di Barcellona e approderà alla Fondazione Sandretto di Torino in autunno. Grandi installazioni, rilettura storica e ricerche nell’ambito della tradizione rurale e materiale sono alla base del lavoro di Asunción Molinos Gordo (Guzmán, 1979), che per la sua prima personale a Madrid propone un progetto ambizioso, anche site specific. All’ultimo piano dell’edificio, infine, sono riunite proposte artistiche di diverse epoche dell’argentina Ana Gallardo (Rosario, 1958), pioniera nel trattamento di tematiche femminili e capace di esprimersi con grande durezza, ma anche con estrema poesia. Come nel caso del più recente progetto di memoria familiare, un magnifico lavoro collettivo nel quale la vita dell’artista si fonde con la sua stessa opera.

ca2m Installazione di Ana Gallardo
ca2m Installazione di Ana Gallardo

Coraggiosa, ma anche un po’ rischiosa la scelta dell’Istituto Italiano di Madrid di proporre in occasione della fiera Arco una mostra d’arte sonora, la prima del genere nei suoi spazi. Curata dal collettivo SONRO (acronimo di Suono ogni notte nel Rovescio dei miei occhi), offre un viaggio immaginario e sensoriale nelle sale del Palazzo di Abrantes, invase da suoni mimetici o meccanici – vagiti, respiri, fischi, ma anche onde del mare, crepitii della pioggia – suoni acuti e talora stridenti, anche un po’ stranianti e spesso angoscianti.  Sono opere sonore create da 10 artisti italiani: Michele Spanghero, Ramona Ponzini, Diana Sonetto, Marzio Zorio, Daniele Di Girolamo, Nina Carini, Roberto Pugliese, Alessandro Sciaraffa, Daniela Cattivelli e Matteo Vettorello. Ogni sala del piano nobile, scalone compreso, risuona con una materia sonora diversa (da qui il titolo della mostra) che avvolge lo spazio e lo riempie di suggestioni.

II C Madrid, Materia Sonora, Nina Carini
II C Madrid, Materia Sonora, Nina Carini

I Caraibi – intesi come entità geografica, etnica e sociale eterogenea, connessa metaforicamente attraverso le acque dell’oceano – sono stati protagonisti della sezione centrale di ArcoMadrid 24, a cura di Carla Acevedo-Yates e Sara Hermann Morera. Il progetto si è avvalso della collaborazione di 19 gallerie, delle quali però solo quattro provenivano dalle isole del centro America, purtroppo senza alcun appoggio di carattere governativo o istituzionale. Difficile farsi un’idea dell’universo creativo di una realtà geografica così vasta, peraltro caratterizzata da forte instabilità politica e precarietà economica; molti degli artisti caraibici vivono e lavorano infatti negli Stati Uniti da dove, ciascuno con una sensibilità diversa, guardano alle proprie radici etniche e culturali. Tuttavia, a differenza del focus sul Mediterraneo del 2023, la sezione dei Caraibi allestita nel padiglione 7 non è riuscita a instaurare un dialogo estetico fecondo, un legame ideale fra le opere esposte, diversissime per tecnica ed estetica. Interessanti, comunque, la performance documentata nel wallpaper della dominicana Joiri Minaya, che riflette sullo stereotipo del Caribe turistico; o il Gelato dell’acqua del mar dei Caraibi offerto al pubblico come parte dell’azione commestibile di Quisqueya Henríquez, altra artista originaria di Santo Domingo.

Flop Caraibi. Gelato d'acqua del mar dei Caraibi, Quisqueya Henriquez
Flop Caraibi. Gelato d’acqua del mar dei Caraibi, Quisqueya Henriquez

ArcoMadrid 2024 non ha brillato neppure nell’allestimento degli spazi ricreativi montati in fiera, pensati come edifici effimeri di un urbanismo domestico. A partire dall’anonima sala vip, o guest lounge, disegnata dal madrileno Studio BURR, ideata come uno spazio instabile come la marea dell’oceano, e sviluppata lungo un piano inclinato. Deludenti e banali anche le architetture delle zone comuni (area Forum, spazio lunch per collezionisti, Food Court ecc.), progettate dallo studio di Pedro Pitarch e ricoperte di un materiale tipo carta argentata. Quest’anno, poi, è stata creata una nuova Food Court, area gastronomica situata in uno spazio esterno, accessibile solo da una porta laterale del padiglione 7, attraversando un cortile all’aperto, e purtroppo poco visibile perché mal segnalata. In uno squallido capannone, arredato con semplici tavolini al centro e banconi circolari intorno, si servivano piatti tematici della cucina dei Caraibi, tradizionali tapas spagnole, proposte veggy e invitanti dolci, il tutto presentato attraverso quattro monitor con immagini in loop stile food porn.

ArcoMadrid 24 Sala Vip
ArcoMadrid 24 Sala Vip

Nata quindici anni fa come fiera satellite dedicata all’arte emergente (alternativa ad ArcoMadrid non solo per i prezzi più accessibili delle opere), JustMad ha perso purtroppo negli ultimi tempi un po’ del suo smalto e della sua vivacità artistica. Colpa forse della location non proprio ideale, il centralissimo Palazzo di Nettuno (a due passi dal Museo del Prado), un edificio in stile pompier dove colonne, scaloni e ringhiere in marmo bianco intralciano un po’ la disposizione degli stand. Una quarantina le gallerie selezionate quest’anno da Oscar García García (Madrid, 1978) – direttore della fiera alla sua seconda edizione – di cui quasi la metà debuttano a JustMad e la maggior parte provengono da Madrid o dalla Spagna. Meritevole lo sforzo di aprire una sezione riservata all’arte latino-americana, JustLatam, con presenze di stand e di artisti provenienti da Perù, Messico, Argentina e Ecuador; interessante la collaborazione con il noto street artist SFHIR (al secolo Hugo Lomas, Madrid, 1980) invitato a decorare con un graffito il lungo corridoio di accesso alla fiera. Tantissime (forse troppe) le proposte artistiche negli stand, ma non si riconosce una chiara linea critica tesa alla valorizzazione delle nuove tendenze. Pittura classica, disegno grafico, fotografia, arte urbana, oggettistica pop si confondono infatti tra gli NFT e le proposte d’arte inclusiva. Scomparso anche il piccolo ma significativo gruppo di gallerie italiane che, fino al 2020, puntavano su JustMad come piattaforma di scoperta dell’arte emergente in Spagna.

JustMad24
JustMad24
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Top – ArcoMadrid 2024. Premi e acquisizioni

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Top – Le mostre nelle gallerie in città

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Top – A Mostoles tre proposte al femminile

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Top – Arte sonora al Palazzo di Abrantes

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Flop – ArcoMadrid 2024. La sezione dedicata ai Caraibi

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Flop – Spazi architettonici e Food Court

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Flop – JustMad compie 15 anni come alternativa ad Arco Madrid

L’articolo "Arco Madrid 2024. I top e i flop della settimana dell’arte spagnola" è apparso per la prima volta su Artribune®.


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